domenica 13 maggio 2007

La realtà non esiste più


Che stavamo vivendo in un'epoca dove non possiamo concederci certezze, l'avevamo intuito, ma che la realtà che ci circonda è solo frutto della nostra mente, è ancora piuttosto destabilizzante. Eppure l'ultimo scossone alla "vecchia" idea che quello che vediamo è quello che è reale, è stato dato da un esperimento di un gruppo di ricerca viennese che indicherebbe, in soldoni, che la realtà come la conosciamo esiste solo nel momento che la stiamo osservando.
In effetti la ricerca sui fotoni accoppiati tramite "Entanglement", ossia legati da una particolare relazione quantistica, da diversi anni produce situazioni che alla luce della sola meccanica o delle nostre intuizioni risultano paradossi. In pratica, se prendiamo due particelle accoppiate nel senso di cui abbiamo parlato prima e le portiamo anche a distanze molto grandi tra loro, ogni variazione che effettueremo su una di esse (velocità, rotazione ecc.) produrrà la medesima istantanea variazione anche sull'altra; istantanea significa che l'informazione della variazione è trasferita in un tempo nullo all'altra particella senza contare quanto distante essa sia dalla prima (anche in un altra galassia, o dall'altra parte dell'universo). Questo naturalmente contraddice la legge della relatività secondo la quale nessuna informazione possa viaggiare a velocità superiori della luce, e lascia solo due interpretazioni: o l'informazione è trasmessa in un modo che non conosciamo ma che rispetta sempre la teoria della relatività, o le due particelle sono connesse non-localmente (ossia "si toccano" anche se sono separate da milioni di chilometri).
L'esperimento viennese esclude la prima ipotesi, o meglio esclude che ci siano variabili nascoste che possano far sì che l'informazione sia trasmessa rispettando la teoria della relatività, ma non solo: indicherebbe che la connessione non-locale da sola non sia sufficiente a spiegare il comportamento osservato, ma occorrerebbe anche abbandonare certe caratteristiche intuitive della realtà, come quella che la realtà continui ad esistere quando non è osservata.
In altre parole, la realtà che vediamo esiste solo perché la stiamo osservando. In altre ancora, è la nostra mente che crea la realtà che vediamo; concetto questo caro alle teorie dell'universo olografico di Michael Talbot, un modello scientifico che riesce a spiegare molti fenomeni che altrimenti sarebbero paradossi nei modelli classici, e che fornisce basi scientifiche ad alcune forme di misticismo. Questa affascinante teoria ci proietta in un universo dove all'intelligenza umana viene assegnata una collocazione creativa, e dove il concetto di realtà è sostituito da quello di pensiero.
Nulla di nuovo sotto il sole, se Aristotele descriveva Dio come "Pensiero di pensiero".


Approfondimenti:
Il segreto dell'Universo, Fabrizio Coppola
L'universo come un ologramma, Michael Talbot (in inglese)

sferoscienza

5 commenti:

Anonimo ha detto...

questo post mi ricorda un film che ho scaricato da internet. Un filmato moolto interessante sulla possibilità di cambiare la realtà dal punto di vista dell'osservatore. E' stato realizzato da scienziati, biologi ecc. Ti lascio il sito dove si può scaricare se ti interessa. Artemisia by la tripladea


http://stazioneceleste.blogspot.com/2006/07/film-what-bleep-do-we-know.html

bandolero ha detto...

Appena posso me lo guardo, sembra interessante

Anonimo ha detto...

quindi fino a quando non la vedo, la polvere che c'ho a casa non esiste e non la devo pulire..
gigio

Anonimo ha detto...

“A volte ciò che non ci è dato di concepire,è il risultato di un’interazione tra mondi consimili,ma sfortunatamente posti in modelli di spazio differenti. Credete voi forse che il tre-barre di Oscar Reutersvärd sia un oggetto impossibile da concepire per un individuo che si ritrovi a vivere in un modello di spazio iperbolico? (Provate a giocherellare con un suo modello in gommapiuma).La mente umana sarebbe in grado di concepire anche l’impossibile, se solo potesse uscire da determinati modelli (o strati) di spazio olografico entro i quali si trova costantemente intrappolata.La quantità immensa di informazione che costituisce la mente di un essere umano (di media età, intelligenza e cultura), è strettamente vincolata,nel modo di muoversi attraverso altre strutture olografiche della realtà ad essa circostante,da determinati schemi biofisici che hanno avuto modo di concretizzarsi e quindi di assumere un aspetto ben definito e più o meno costante nel tempo (mi riferisco ovviamente al fenomeno dell’autopoiesi e alle rispettive analogie con quello dei sistemi dissipativi di Prigogine),durante il susseguirsi di milioni di anni di evoluzione.Tali vincoli,tra la mente umana e le sue potenziali capacità migratorie attraverso altri strati olografici, si fanno comunque via via sempre più deboli e inconsistenti man mano che il grado di elaborazione analogica del pensiero umano assume valori più alti,a scapito della vecchia impronta mnemonica di stampo binario.

Il giorno in cui a gran parte dell’umanità sarà concesso di accedere alle meraviglie della psicocinesi e della chiaroveggenza non è indubbiamente assai vicino,ma neppure molto lontano.L’evolversi del sistema mente-corpo-realtà ad esso circostante,è il risultato di una costante interazione tra questi tre elementi (integrati nell’olomovimento di Bohm),paragonabile a quella che definisce i fenomeni non lineari della dinamica classica e a quella che definisce i fenomeni non-locali della meccanica quantistica.Questo continuum evolutivo di tale modello olografico della realtà potrebbe tuttavia,in un futuro assai lontano,entrare in risonanza con altri modelli di stato olografico in cui ogni entità fisica (sia essa animata o inanimata)si presenterebbe,grazie ad una perfetta sintonia di frequenza (vibrazione) tra le parti interagenti del sistema, scevra da ogni vincolo inerente alla sua natura,in quanto a massa,densità,moto e posizione e da ogni vincolo inerente alla natura dell’ambiente ad essa circostante (attrazione gravitazionale,pressione atmosferica, ecc …) . Solo accettando questa premessa,possiamo immaginare un futuro in cui l’uomo sia in grado di spostare gli oggetti a distanza con la sola forza del pensiero o di visualizzare determinati eventi ancor prima che si verifichino.Ogni entità biologica altamente pensante(mi riferisco soprattutto al genere umano poichè,parafrasando Leibniz,non potremmo di certo includere le monadi nell’insieme delle entità biologiche altamente pensanti) di questo pianeta,la si può immaginare come un immenso accumulo di informazione (o bytes di memoria)super-organizzata,dinamica e in continuo evolversi, un’informazione che si rinnova costantemente e talvolta accresce entro determinati limiti;supporre quindi che possa innescarsi in un futuro assai lontano una sorta di interazione o risonanza energetica tra i vari stati olografici che compongono il nostro Universo, dando così luogo a dei fenomeni che trascendono ogni principio di ordine fisico tra le diverse forze elementari della natura (materializzazione degli oggetti con la sola forza del pensiero,psicocinesi,ecc…),non sarebbe a questo punto (a mio avviso)troppo azzardato.Tutti gli eventi fisici che rientrano nella categoria dei cosiddetti fenomeni paranormali,poichè sostanzialmente indefinibili e quindi inconcepibili da un punto di vista che rispecchi i canoni della fisica ortodossa, abbracciando l’ipotesi di un Universo olografico trovano immediatamente una spiegazione logica (difficile da capire e di non facile intuizione;a tal proposito vi consiglio vivamente la lettura del libro: The olographic Universe,di Michael Talbot,1991).

È risaputo ormai da tempo immemorabile,che l’energia di un sistema dato si conserva sempre (nulla si crea e nulla si distrugge,tutto si trasforma),e ciò sta alla base del primo principio della termodinamica.Non tutte le forme di energia comunque sono in grado di auto-organizzarsi,ovviamente mi riferisco al calore e ad altre forme di energia dispersiva.La domanda da un milione che vi pongo quindi a questo punto è la seguente:se l’informazione rappresenta in definitiva il costituente fondamentale dell’energia,può essa stessa auto-organizzarsi attraverso strutture caotiche e dispersive di energia? Bè, accettando l’assunto che tutti i fenomeni di natura paranormale siano effettivamente del tutto reali per il soggetto che li percepisce, sembrerebbe proprio di sì.

“Noi non siamo esseri umani che vivono

un’esperienza spirituale.

Noi siamo esseri spirituali che vivono

un’esperienza umana.“

Pierre Teilhard de Chardin

È l’informazione che crea le configurazioni energetiche ordinate e dinamiche (o strutture dissipative) „entro“(con) le quali sceglie di „vivere“;essa comunque potrebbe „sopravvivere“ benissimo anche attraverso… ma forse sarebbe meglio dire …con le sembianze del caos energetico,senza dover necessariamente creare delle strutture ordinate.Quindi quale potrà mai essere il „motivo“ che spinge l’informazione a creare determinate strutture energetiche? Bè,una risposta a questa domanda impossibile potrebbe essere la seguente: ogni tanto anche l’Universo,ossia Dio,pensa;e tutto ciò che ha forma e struttura quindi,non rappresenta nient’altro che una parte dei suoi ricordi. Incancellabili sino al giorno della sua morte (morte termica dell’Universo)?

E se essi continuassero ad esistere in eterno assumendo altre forme e caratteristiche fisiche,una volta raggiunto il Punto Omega?Come sarà il prossimo Universo, anch’esso costituito da luce,stelle,pianeti e Buchi Neri, oppure soltanto da luce?Dio rinascerà sano o menomato?Su queste e tante altre domande appartenenti alla categoria dei processi psichici OTW (Out of This World) si potrebbe speculare all’infinito”.


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„(…)tutte le entità presenti nell’Universo attuale,codificano una quantità di informazione di gran lunga inferiore alla quantità permessa dalla teoria quantistica dei campi. Per esempio,se un atomo di idrogeno dovesse codificare tutta l’informazione che gli è consentita dal limite di Bekenstein,potrebbe codificare circa 4 x 10^6 bit di informazione (…)Quindi un atomo di idrogeno potrebbe codificare all’incirca un megabyte di informazione,mentre di norma codifica molto meno di un bit.La massa dell’idrogeno non viene di certo utilizzata in modo efficiente!Se si assume che il raggio sia quello di un protone (R= 10^-13 cm),la quantità di informazione codificabile nel protone è costituita da soli 44 bit!Questo valore è davvero piccolo rispetto alla complessità del protone - tre quark valenza,innumerevoli quark e gluoni virtuali- che è di fatto tanto complesso che non siamo ancora riusciti a calcolarne lo stato di base dai principi fondamentali utilizzando il Modello Standard, anche utilizzando i supercomputer più avanzati!“

(Frank J. Tipler,fisico)

Fausto Intilla
(Inventore-divulgatore scientifico)
www.oloscience.com

Anonimo ha detto...

Esiste anche a livello macroscopico, del mondo in cui viviamo, un "parallelo" dell'esperimento di Alain Aspect. Lo potete leggere e tenatre di confutare con un semplice fonendoscopio:
http://www.scienzaeconoscenza.it//articolo.php?id=17775
L'ESPERIMENTO di LORY...